Diritto al Gusto
La parola “diritto”, derivante dal latino “directus”, che significa “diritto” o “retto”, essa incarna il concetto di qualcosa che è conforme alla legge, all’ordine e alla giustizia. Nel corso dei secoli, il termine ha acquisito un significato più ampio, abbracciando l’idea di libertà e di rivendicazione di spazi e condizioni di vita dignitose per ogni individuo.
Il percorso verso la conquista dei diritti politici e sociali è stato lungo e spesso irto di ostacoli. Attraverso le rivoluzioni, le lotte per l’emancipazione e i movimenti civili, l’umanità ha cercato di garantire a tutti l’accesso a diritti fondamentali come la libertà di espressione, il diritto al voto, l’uguaglianza di fronte alla legge e la protezione contro le discriminazioni.
Esattamente 38 anni fa, in un contesto storico in cui le abitudini alimentari stavano subendo un cambiamento radicale verso il consumo rapido e massificato, nacque una delle associazioni italiane più influenti nel panorama enogastronomico: Slow Food fondata da Carlo Petrini nel 1986, si è posta come baluardo contro la standardizzazione dei gusti e la perdita delle tradizioni culinarie locali, promuovendo il diritto al gusto e al piacere del cibo, attraverso la convivialità. Il mio primo contatto fu grazie a un gruppo di amici, affiatati, folli, simpatici e ispirati,(in quel di Savona) con cui ho condiviso, seppur per pochi anni, esperienze simpatiche e creative. Erano anni pieni di energia con personaggi sia nel mondo del vino e in quello gastronomico pieni di iniziative e voglia di stare insieme. (ricordi dei Viticoltori Langaroli).
Il nome “Slow Food” è più che mai appropriato, specialmente considerando le tendenze dell’epoca verso il fast food e la cultura del consumo veloce. Negli anni ’80, la televisione italiana contava solo su due noti personaggi che parlavano di enogastronomia: Luigi Veronelli e Vincenzo Buonassisi. Da allora, grazie anche al contributo di Slow Food, l’interesse per il cibo di qualità è cresciuto enormemente, trasformando il panorama mediatico e culturale italiano.
Da quel diritto rivendicato di godere di cibi autentici e gustosi, molta acqua è passata sotto i ponti. Oggi, la presenza dell’enogastronomia sugli schermi e in rete è pervasiva, a volte persino eccessiva, con una qualità dei contenuti che non sempre rispecchia le aspettative. Tuttavia, è importante riconoscere e onorare chi, come i pionieri di Slow Food, ha saputo innescare e mantenere vivo l’interesse per i temi legati al gusto e al piacere ma non solo..oggi si occupa di fame, di guerra, di spreco, di sfruttamento, di genere.
Il viaggio della parola “diritto” e la sua applicazione al contesto enogastronomico attraverso l’opera di Slow Food ci ricordano l’importanza di difendere e valorizzare le nostre tradizioni e i nostri diritti. Anche in un’epoca di rapido cambiamento, il diritto al gusto e al piacere rimane un pilastro fondamentale del nostro benessere e della nostra cultura. Grazie a quei principi oggi cerco di creare punti di vista e di comunicazione personali, legati al gusto.