Fotografo e parlo con molti produttori, veri e propri custodi del gusto, e percepisco un allarme, per questo oggi voglio trattare un argomento da un punto di vista prettamente gastronomico, nelle verdi e impervie vallate delle Alpi Liguri (ma oramai si estende per tutto l’Appennino ligure) un antico abitante ha fatto ritorno. Il lupo, dopo anni di assenza, ha ripreso a calcare i sentieri di queste montagne, portando con sé una sfida per gli allevatori locali e, indirettamente, per gli appassionati e custodi delle tradizioni gastronomiche della regione. La presenza del lupo, per quanto possa essere considerata un segno positivo di un ecosistema che si riequilibra, presenta sfide notevoli per chi vive dell’allevamento. In particolare, gli attacchi ai greggi rappresentano un problema serio per i produttori di eccellenze gastronomiche, che vedono minacciata la produzione di formaggi e altre specialità, pilastri della nostra eredità culinaria, Questo impatto si traduce in una progressiva riduzione dei greggi, con allevatori che, di fronte alla difficoltà di ottenere rimborsi adeguati o di proteggere efficacemente il proprio bestiame, si trovano costretti a ridimensionare o abbandonare le proprie attività. Una tale tendenza minaccia non solo la biodiversità gastronomica, ma anche lo stile di vita e le tradizioni legate alla pastorizia, trasmesse di generazione in generazione e oggi a rischio di estinzione. In questo contesto, è fondamentale approcciarsi al problema senza preconcetti né pregiudizi, cercando soluzioni che tengano conto delle esigenze di tutti: da una parte, la necessità di proteggere e preservare le specie autoctone come il lupo, dall’altra, l’urgenza di salvaguardare un patrimonio gastronomico inestimabile e sostenere chi lavora ogni giorno per mantenerlo vivo. La sfida è quindi trovare un equilibrio sostenibile, che permetta una coesistenza pacifica tra l’attività umana e la fauna selvatica. Ciò richiede un dialogo aperto e costruttivo tra allevatori, autorità locali, esperti di fauna selvatica e la comunità in generale, per elaborare strategie condivise di prevenzione e protezione, che possano minimizzare i rischi per gli allevamenti senza compromettere la libertà e la sopravvivenza del lupo. Una delle soluzioni potrebbe risiedere nell’adozione di pratiche di allevamento e di difesa del bestiame più innovative e sostenibili, come l’uso di recinzioni elettrificate o di cani da guardiania addestrati, che hanno già dimostrato la loro efficacia in altre regioni d’Europa. Inoltre, sarebbe auspicabile un sistema di rimborsi più equo e tempestivo per gli allevatori colpiti da predazioni, così come incentivi per coloro che adottano metodi di prevenzione efficaci. Infine, è cruciale lavorare sull’educazione e la sensibilizzazione delle comunità locali e dei consumatori, valorizzando le storie e le tradizioni che stanno dietro ai prodotti gastronomici locali. In questo modo, si può aumentare la consapevolezza sull’importanza di preservare sia la biodiversità naturale sia quella culturale, promuovendo un consumo consapevole che sostenga gli sforzi degli allevatori. La questione del lupo sulle Alpi Liguri non è semplicemente un problema di coabitazione tra uomo e natura; è una questione che tocca le radici stesse della nostra identità culturale e gastronomica. Affrontare questo tema con onestà, apertura e impegno reciproco non è solo possibile, ma necessario, per garantire che le generazioni future possano ereditare un mondo ricco non solo di biodiversità, ma anche di cultura e tradizioni.